Twitter ha inviato dati alla polizia di Boston, la conferma ufficiale

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I vertici del celebre servizio di microbloging lo hanno confermato personalmente ed in via ufficiale fugando in tal modo ogni eventuale dubbio circa l’effettiva verdicità di un’informazione che aveva iniziato a circolare già da qualche tempo a questa parte: Twitter ha davvero collaborato con la polizia di Boston relativamente alla protesta Occupy Boston.

Il team di Twitter, infatti, a quanto pare, avrebbe consegnato alla polizia di Boston numerose informazioni facenti riferimento ad un utente legato alla ben nota protesta.

Il sito principale della polizia e quello della Boston Police Patrolmen’s Association furono infatti presi di mira e bloccati per diverso tempo da pirati informatici, alcuni dei quali hanno poi sostenuto di aver agito per conto dei manifestanti.

Conseguenzialmente a tale vicenda le autorità della cittadina americana in questione hanno presentato esplicita richiesta per poter ottenere informazioni da Twitter facenti riferimento a determinati account e specifici hashtag.

Stando a quanto reso noto da Twitter durante le ultime ore i vertici del servizio di microbloggin hanno però fornito i dati richiesti solo e soltanto relativamente ad uno specifico utente senza aggiungere se le informazioni in questione fossero poi risultate effettivamente soddisfacenti.

Quanto eseguito da Twitter è stato però aspramente criticato dall’American Civil Liberties Union secondo cui la richiesta è risultata contraria ai diritti del primo emendamento degli Stati Uniti che, appunto, vieta le restrizioni sulla libertà di espressione.

In merito alla vicenda, comunque, Dick Costolo, CEO di Twitter, ha fatto sapere che “In accordo con la nostra Privacy Policy e i Termini di servizio, le informazioni personali degli utenti di Twitter non vengono rilasciate, ad eccezione di quando legittimamente richieste per procedimenti giuridici dagli organi statali competenti, come nel caso di citazioni, ordini del tribunale, o altri procedimenti legali“.

Pur trattandosi di informazioni già note la dichiarazione di Costolo ha comunque destato non poca preoccupazione da parte degli utenti iscritti al servizio per quanto concerne la questione privacy.

Via | The Next Web

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