Nuova truffa su Facebook: ‘Ti ho taggato in questo video’

Le truffe su Facebook sono quasi all’ordine del giorno. Utenti ignari e spesso poco esperti cadono in facili tranelli che i malintenzionati sfruttano come meglio (peggio) credono.

La novità che gira ormai da qualche settimana si chiama “Ti ho taggato in questo video” e consiste di far credere all’utente di essere stato taggato in chissà che filmato scandaloso e quindi costringerlo a cliccare sul link indicato e inevitabilmente fargli seguire un percorso che mette a serio rischio la sua privacy e il portafogli. 

Il metodo con il quale si prova a ingannare l’utente è tanto subdolo quanto efficace. Sfruttando l’account di un amico, viene aperta da quest’ultimo una finestra di chat la quale contiene una frase scritta esattamente così: “Ei, guarda ti ho taggato in questo video! L’avevi già visto? [indirizzo sito]“. Ovviamente il consumatore più esperto riconosce benissimo la truffa, mentre chi è meno pratico di phishing viene attratto dall’URL e dunque clicca, entrando in un pericoloso processo.

Cliccando sull’indirizzo si viene indirizzati a una pagina simil-YouTube la quale conterrebbe il filmato incriminato, che ovviamente non esiste. Per visualizzarlo però bisognerà confermare di possedere un account specifico, e in caso contrario effettuare l’iscrizione. Per farlo verrà richiesto di compilare un modulo, al termine del quale andrà inserito il proprio numero di cellulare. È qui che la frittata è fatta. In questo modo infatti si viene automaticamente abbonati a un costoso servizio di suonerie per telefoni mobile, che porterà via circa 5 euro a settimana.

Caduti nella trappola, l’unico modo per uscirne è bloccare prima di tutto l’applicazione, chiamata “Tuo filmato“, e poi denunciare l’accaduto al proprio gestore telefonico, che provvederà a esonerarvi dall’abbonamento. Il consiglio è ovviamente il solito: diffidare dai link strani e sconosciuti, e soprattutto da messaggi scritti chiaramente in modo innaturale, anche se arrivano da account di parenti e amici, perché non sarebbero loro a mandarli.