Digg, Kevin Rose abbandona la sua creatura

Kevin Rose

Kevin Rose, fondatore di DIGG, ha deciso di abbandonare la sua creatura e di lasciare la società da lui fondata nel lontano 2004. Rose ha fatto sapere con un messaggio su Twitter che continuerà comunque a lavorare per l’azienda come consulente esterno.

Il genietto della Silicon Valley ha già fondato una nuova startup, Revision 3, e presto presenterà il suo nuovo progetto, già finanziato con un milione di dollari da alcuni investitori interessati alla nuova attività di Kevin.

Digg va male e licenzia 25 persone

Digg

Brutte notizie per Digg, il social network è in crisi e l’azienda ha licenziato 25 persone, una forza lavoro che equivale al 40% dei dipendenti della società.

Già lo scorso mese di maggio Digg aveva licenziato il 10% del personale, da fine agosto però, con il lancio della versione 4 del sito, le cose sono ulteriormente peggiorate.

Digg, il nuovo look non piace ai visitatori

DIGG

Siamo stati tra i primi a parlare della nuova versione di Digg, lanciata alla fine di agosto. A poco più di un mese di distanza però le cose non vanno bene per la storica piattaforma social.

Nei giorni successivi al lancio del nuovo Digg, si sono manifestati molti problemi, dovuti principalmente a bug presenti nel codice. Da qualche tempo la situazione è tornata alla normalità, ma il nuovo look continua a non piacere ai visitatori.

Nuovo Digg e vecchi problemi

Digg è cambiato, Digg è migliorato. Questa era la premessa per la nuova grafica e le nuove funzionalità del famoso sito di social news. Tuttavia la transizione dalla vecchia alla nuova versione non si sta mostrando indolore. Terminata la fase di test con la cosiddetta alpha version, a cui potevano accedere solo utenti selezionati, Digg ha reso disponibile a tutti la nuova home, che presenta molte similitudini con quella di Facebook. Ma la somiglianza, purtroppo, non si limita alla grafica. Proprio come Facebook, il nuovo Digg non è privo di bug.

Il sito va di frequente in down, e molti utenti si lamentano della difficoltà di loggarsi tramite i loro account Twitter o Facebook. In più, i collegamenti alle verie sezioni del sito sono instabili, e occorre cliccare più volte sui link o ricaricare la pagina per visualizzare in maniera corretta le Top News.

Digg attaccato perchè…troppo progressista

 

Ebbene si i problemi di Digg sono in continuo aumento. A “lacerarne” l’utilizzo, non sono bastate le innovazioni portate sull’algoritmo di selezione per le nuove notizie portate in home page, bensì, sembra che il servizio di social bookmarking ora sia diventato anche una preda per i furbi che continuano a postare qualcosa che non fa proprio piacere agli utenti membri del sito. Si tratta di Gruppi Organizzati e postatori occasionali, che nell’ultimo periodo stanno portando Digg sui giornali per il suo riscontro politico troppo forte, quasi da censura degli argomenti di trattazione oltre che censura di siti e materiali pubblicati.
A rivelare il tutto è stato per primo AlterNet ed il suo utente oleoleolson, che ha dichiarato apertamente di un gruppo chiamato Digg Patriots, composto da ben 70 utenti e tutti partecipanti al gruppo di Yahoo! prontamente cancellato per lavorare sugli articoli. Si lavora ovviamente su link che dovevano essere portati al successo in base ai loro contenuti sull’orientamento politico, ed oltre a questo, sulla popolarità di determinati link e dei loro contenuti.

Digg cambia faccia: gallery e video anteprima

Facebook cambia layout ogni sei mesi, Twitter cambia la home e introduce i Promoted Tweets, ma Digg cosa fa? Rinnova anche lui il layout, introdicendo piccoli ma sensibili miglioramenti. Il popolare sito di social news è in fase di testing, ma alcuni screenshots sono già trapelati. Si tratta di immagini fornite da fonti non ufficiali, eppure le foto sembrano identiche a quelle che possiamo vedere nella breve anteprima video che trovate in fondo al post.

Osservando il nuovo Digg, una cosa salta subito all’occhio: il feed news di Digg somiglia in modo impressionante allo stream di Facebook! Tanto che qualcuno potrebbe gridare al plagio. Dopo il “salto” potrete vedere gli screenshots e il video. E a voi piace il nuovo Digg?

Twitter: facciamo ordine con le directory di WeFollow

Nonostante Twitter sia oggi il sistema di microblogging più usato nel mondo, abbiamo più volte sottolineato come sia difficile effettuare una ricerca al suo interno senza ricorrere ad applicazioni di terze parti. Un ulteriore tentativo di mettere ordine nelle migliaia di Twitts che ogni giorno invadono la rete arriva dalle directory di WeFollow, un servizio che va a monitorare gli utenti di Twitter per suddividerli in categorie: Celebrity, Tv, Socialmedia, Web, e così via.

L’idea è venuta a Kevin Rose, fondatore di Digg, ma sempre più interessato alla Twittersfera. Il progetto di rose, mira infatti ad indicizzare i contenuti presenti in Twitter mediante categorie che saranno gli utenti stessi a determinare. Ma con WeFollow è possibile suddividere e cercare gli argomenti principali anche attraverso tags. Per esempio, sarà sufficiente inserire il tag Italia nel box in alto, sulla colonna di destra, per scoprire quanti utenti italiani si sono già registrati al servizio.

Il futuro dei Social Network a un bivio: Far pagare agli utenti o vendere agli operatori?

La crisi del 2008 che si ripercuoterà durante il 2009, non fara scanso dei social network. Si preannuncia la chiusura di molti e il proseguimento solo di pochi quali Facebook e MySpace. La scelta che sarà optata dai più piccoli per il 2009 sarà sicuramente di fornire a pagamento alcuni servizi che ora vengono forniti gratis, questo perchè la pubblicità non copre le spese dei servizi offerti.
Questo rischio è stato analizzato dagli analisti della Deloitte Research che hanno additato l’incapacità dei gestori dei social network, ne creare enormi colossi di dati (foto e video soprattutto), dovendo pagare ceninaia di milioni di dollari l’anno per contenere i dati di tutti gli utenti. Lo spazio di banda che necessita, anche sta cominciando a creare i propri problemi.

Secondo la Deloitte, da ogni utente i gestori possono ricavare solo pochi euro cents.

eMarketer: “La crescita umana è maggiore rispetto l’economica”

I social network stanno spopolando sempre più nelle comunità reali che sempre più vogliono diventare on-line per aggregare maggiori persone.Ma se a livello umano, il fenomeno sembra crescere a dismisura, a livello economico, il progetto “Social Network”, non sta fornendo i risultati sperati.
Un esempio lampante è la neo-elezione di Barack Obama negli USA che ha investito tantissimo sulla campagna elettorale delle comunità on-line.
I dati conferiti da Debra Aho Williamson (analista della società specializzata in ricerche di mercato eMarketer), hanno rilevato che la spesa delle campagne elettorali americane on-line è di: “1,2 miliardi di dollari, una stima inferiore del 14% rispetto agli 1,4 miliardi precedentemente stimati. E per il 2009 la crescita sarà minima: solo 100 milioni di dollari, per un totale di 1,3 milioni di dollari”.
Secondo la magnate dell’analisi del web-marketing, il tutto è identificabile in tre motivazioni: la prima è la recessione economica, la seconda è che non tutti i social network continuano a persistere e solo pochi (MySpace e Facebook) saranno portatori del primato e l’ultima è data dal fatto che molteplici aziende non ancora vedono con buon occhio la possibilità di targettizzare gusti ed abitudini degli utenti on-line per fidelizzarli.

Vediamo una sintetica stima (analisi eMarketer):

Facebook Connect: l’interconnessione vera dichiarata nel Web 2.0

Mark Zuckerberg introduce Facebook Connect
Mark Zuckerberg introduce Facebook Connect

L’interconnessione virtuale tra i Social Network è all’ordine del giorno anche per Facebook. L’esigenza di collegarsi a parti terze viene completata con il nuovo sistema che si chiama Facebook Connect. Questo, consente sfruttando il profilo di Facebook di essere autenticati negli altri siti che appartengono al circuito di partner senza effettuare una nuova iscrizione.
Tra i partner chiave di Facebook troviamo Digg, Vimeo, Discovery Channer, Disney, Twitte, CBS, il San Francisco Chronicle ed altri…
Per tutti gli utenti si tratta sicuramente di un processo di semplificazione mnemonica e di connettività. Da parte dei gestori dei siti invece, il ritorno potrebbe essere interessante soprattutto da parte della pubblicità.