Al Jazeera ridimensiona il ruolo di Twitter in Iran

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Capita spesso di sentir parlare della Green Revolution in Iran come una “Twitter Revolution”. Si tratta della forte protesta nata in Iran durante il 2009 e andata avanti a suon di tweet contro un regime che non solo è stato in grado di manipolare i risultati delle elezioni, ma anche di far tacere ogni tipo di oppositore e attuare una fortissima politica di censura.

Tutti noi siamo stati sorpresi ed entusiasti nel vedere come Twitter era riuscito in poche ore a contrastare il black out dell’informazione iraniana e a sensibilizzare tutto il mondo alla protesta degli iraniani. Delle donne e degli uomini che in quelle ore stavano lottando con il corpo e con lo spirito per la democrazia del proprio paese.

Quando un paese è completamente al buio perché le televisioni sono state fermate, le telecamere sequestrate, le radio controllate e le linee telefoniche interrotte, Twitter era l’unica fonte di salvezza, l’unica piattaforma accessibile: solo tramite i tweet degli iraniani il mondo intero ha potuto apprendere veramente cosa accadeva in Iran.

Eppure è di poche ore fa una notizia che ci costringe a ricrederci non solo sulla potenza di Twitter in Iran, ma sulla credibilità di chi scrive quei 140 caratteri in situazioni importanti come una guerra o una repressione politica violentissima. Una notizia che ci costringe a riflettere sul fatto che questi strumenti possono essere utilizzati per un altro tipo di propaganda o per la diffusione di idee in modo altrettanto poco trasparente.

Secondo l’emittente televisiva Al Jazeera i conti non tornano. Moeed Ahmad, il direttore dei nuovi media presso Al Jazeera Network, ha dichiarato che da alcune verifiche effettuate dalla sua agenzia solo 60 twitters sono risultati fisicamente a Teheran, e solo 6 dopo che le connessioni sono state interrotte.

Con le verifiche del Dipartimento di Stato americano, infatti, è emerso che gli account su Twitter – che ci raccontavano la repressione “dall’interno” – in realtà sarebbero stati aggiornati dagli Stati Uniti.

Insomma, secondo Al Jazeera, dovremmo rivedere l’idealizzazione di Twitter a paladino della libertà dei popoli oppressi e la sua proclamazione a vera arma politica contro i regimi.
Per chi volesse incontrarlo in Italia, Moeed Ahmad sarà ospite del Festival Internazionale del Giornalismo, che si svolgerà dal 21 al 25 aprile a Perugia.

Vignetta | Political Graffiti

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