I social network della protesta

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Nell’Antica Grecia la polis era il luogo deputato alla comunicazione e alle proteste del popolo. Man mano, nella storia dei secoli, si è passati alla piazza fino ad arrivare ai teleschermi televisivi con i talk show. Oggi, invece, sembra che il territorio della contesa sia Internet. È grazie ai social network che i cittadini cercano di far sentire la propria voce e cercano di fomentare e far nascere le proprie proteste. In questi ultimi giorni si stanno sentendo  notizie di continui controlli da parte della Guardia di Finanza nei confronti di cittadini che evadono il fisco.

 

Definiti come parassiti della società (dalla stessa pubblicità istituzionale), gli evasori fiscali sono un male per tutti, soprattutto per coloro i quali hanno sempre regolarmente pagato le tasse e condotto una vita dignitosa. Sui social network, primo fra tutti Facebook, si iniziano a creare gruppi a sostegno della manovra contro gli evasori, come “Evasori in galera” o “Movimento italiano contro gli evasori fiscali”. Proprio quest’ultimo ha rilasciato diversi aggiornamenti di stato in cui dichiara apertamente il suo pensiero:

“Quante Cortina D’Ampezzo ci sono in Italia? Ovunque va la GdF, aumentano improvvisamente scontrini ed incassi dichiarati.”

Oppure il commento liberatorio di Carmela Nuvoli che prova a lanciare una proposta:

“Rendiamo pubblici i redditi di tutti i cittadini, imprese, società … voglio sapere (ma già lo sappiamo) chi sono i furbetti che da una vita mi stanno svuotando le tasche usufruendo di benefici ai quali io non ho mai avuto diritto perchè considerato ricco (parlo di imposte sul reddito, tasse scolastiche e universitarie, ticket sanitari e tanti altri servizi…) Basta!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! sono stufa di pagare per gli altri!!!!!!!”

E su Twitter si arriva addirittura a sperare in un cambiamento della politica fiscale simile a quella che è adottata in America in cui chi non paga e rispetta la legge può essere anche messo in galera. Sempre dall’America, in particolare da George Clooney, arriva la battuta del giornalista Andrea di Turi su Twitter che ha appena cinguettato:

“No #scontrini no party “Niente #scontrino? Boicottaggio fiscale””

Che i social network siano il modo più incisivo da parte dei cittadini per far sentire la propria voce e far cambiare davvero qualcosa?

21 commenti su “I social network della protesta”

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